L’accelerazione ideologica dei tempi, presupposto di crisi per la nostra industria
Il Parlamento europeo ha deliberato il blocco delle immatricolazioni, a partire dal 2035, delle autovetture a motore endotermico alimentate a gasolio, benzina, gpl, ibride. Su queste basi si aprirà il confronto, nel Consiglio, per perseguire l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 del 55% rispetto ai valori del 1990 entro il 2030 ed azzerare le emissioni entro il 2050.
Una accelerazione assolutamente inopportuna avviata in un momento particolarmente delicato per lo squilibrio nelle politiche energetiche di tutto il mondo a seguito del conflitto in atto e di cui non si vede l’evoluzione.
Una direttiva preannunciata da tempo ma che non è corredata da nessuna analisi né valutazione circa le ricadute e le conseguenze economiche, occupazionali e senza una valutazione strategica circa le condizioni di controllo dell’industria europea in merito alla trasformazione di processi industriali e d controllo delle varie fasi.
Le conseguenze per l’industria italiana e non solo dell’auto sarebbero gravissime
L’intero comparto, compreso l’indotto, coinvolge oltre 5500 imprese con oltre 274.000 addetti (161.000 componentistica ) e fattura 106 miliardi pari al 6% del PIL nazionale. Il trand del settore è in crisi da molti anni,a nche ante covid. Le immatricolazioni sono passate da circa 1.9 milioni nel 2018 a circa 1.4 milioni.
Di pari passo la produzione di veicoli è passata da 660.000 unità a 450.000 con evidenti gravi conseguenze per l’occupazione. In un settore che per molti anni è stato un asse portante del sistema industriale..
La fase negativa si è aggravata a seguito anche delle incertezze derivanti da annunci circa i possibili orientamenti normativi in termini di motorizzazione, oltre che dall’aumento dei costi medi delle nuove versioni sempre pià sofisticate. Nei primi 5 mesi del 2022 si registra una flessione delle immatricolazioni pari al 24% rispetto all’analogo periodo 2021. A fine anno si stima un totale di 1.330.000 unità (-8% sul 2021) ma con una flessione di circa il 40 % rispetto al 2019.
L’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 è condivisibile ma la soluzione non è solo nell’auto elettrica e soprattutto è necessaria una adeguata programmazione che consenta la salvaguardia di altri valori importanti quanto quelli ambientali.
Sulla assoluta ecologicità dell’auto elettrica bisogna anche fare alcune riflessioni
Il punto centrale della motorizzazione elettrica sono le batterie, i materiali utilizzati per la loro costruzione (litio/cobalto in primo luogo). L’estrazione di questi minerali è altamente inquinante, non nei nostri territori ma nei paesi di provenienza. I processi di smaltimento di miliardi di batterie non è ancora stato né previsto né programmato.
Le batterie accumulano energia elettrica prodotta ma come? Per essere ecologico l’intero ciclo dovrebbe utilizzare solo energia proveniente da impianti rinnovabili, al momento non ci sono previsioni di un potenziamento delle strutture in grado di soddisfare la domanda di un intero parco auto alimentato da batterie.
L’autonomia dell’attuale motorizzazione non è competitiva con la motorizzazione endotermica, le autonomie di maggiore durata sono riservate a vetture con costi accessibili solo ad una ristretta fascia di utenti.
Analogamente i tempi medi di ricarica sono ancora troppo elevati e determinerebbero un rallentamento inaccettabile nella mobilità. Infine, l’attuale crisi energetica derivante dal conflitto, ha messo in luce che c’è un valore sempre citato ma praticamente sempre ignorato: il VALORE DELLA SICUREZZA ED AUTONOMIA.
Per ideologizzare troppo l’ambiente abbiamo rinunciato alle nostre risorse. Nella motorizzazione elettrica il cui fulcro sono le batterie noi in Italia non controlliamo nulla, non controlliamo nessuna fase della catena dell’energia green,neanche i pannelli néle pale eoliche. Passeremmo da una dipendenza dei produttori di gas e petrolio alla dipendenza dei possessori di litio e cobalto e che producono a bassi costi batterie.
A mio avviso, non possiamo fissare date di calendario per aderire ad un programma di decarbonizzazione. Dobbiamo solo avviare un processo di industrializzazione che ci renda autonomi. Solo allora potremo aderire sensa correre il rischio di essere dipendenti dalle tecnologie di altri. Esistono molti modi per ridurre le emissioni in termini di accettibilità:
- avviare a rottamazione (con incentivi e divieti) un parco di oltre 4.0milioni di auto vecchie;
- sostenere le motorizzazioni di ultima generazione che già oggi hanno un indice di emissioni bassissime;
- aumentare di concerto con lo sviluppo della tecnologia motoristica, l’utilizzo di bio-carburanti cui l’industria della raffinazione sta dedicando investimenti.
L’obiettivo di preservare l’ambiente e la natura è certamente rilevante ma è opportuno che ci si arrivi in condizioni di consapevolezza e non sotto a spinta di ordine ideologico emotivo.
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