Il Consiglio europeo ha confermato il blocco della produzione dei motori diesel e benzina per autovetture e furgoni, a partire dal 2035, tra meno di 13 anni
Una decisione miope che per perseguire un obiettivo condivisibile, come la riduzione della CO2, individua solo nell’auto elettrica la soluzione ideale tralasciando di valutare tutte le altre implicazioni economiche e sociali trascurando la valutazione di altre soluzioni tecnicamente possibili con una visione meno intransigente.
L’Italia con il ministro Cingolani si è fatta carico di spingere per un orientamento che preveda la compatibilità anche di altre soluzioni oltre all’elettrico, coinvolgendo su questo piano anche la Germania. Il provvedimento UE in fine è risultato in parte mitigato là dove si ammette il ricorso all’impiego di biocarburanti a patto che siano a zero emissione di CO2. Si è in oltre fissato al 2026 un momento di verifica verso l’obbiettivo 2035.
Il risultato migliore ottenibile, sul piano politico, ma che richiederebbe, da subito, una mobilitazione sia da parte dell’industria dell’automotive sia dei produttori di carburanti. Sarebbe auspicabile un’azione coordinata dei due settori per ottimizzare le soluzioni tecniche possibili in entrambi i campi di competenza. Cio che appare assolutamente incomprensibile è l’atteggiamento della UE che fa dell’abbattimento della CO2 un impegno ideologico in un momento in cui assistiamo ad uno stravolgimento delle condizioni di approvvigionamento energetico, con parametri di riferimento sia in termini di costi ma soprattutto di sicurezza con un equilibrio difficile da ristabilire anche nei prossimi 13 anni.